mercoledì 7 marzo 2012

viaggio al termine della botte

io sento che puoi farcela da solo ma te lo rammento. fai andare la canzone e leggi.


On the road again. L'estate è una cosa consistente che morde le spalle con quell'insistenza di sole e ti fa scappare la voglia di metterti al tavolino del bar di piazza e ordinare una qualsiasi bibita ghiacciata anche se non hai un soldo in tasca. I denari guadagnati in nero per un notissimo sindacato, compilando a mano centinaia di dichiarazioni dei redditi per gli iscritti, sono finiti.  Noi che siamo tutti studenti di lettere e affini e che per un mese abbiamo ripetuto "ha cose da dedurre, chessò spese mediche, spese per un funerale, un'assicurazione sulla vita" mettendo in piedi una ghigna da jettatori mica da scherzarci. Ora stiamo lì, qualcuno ha anche passato un esame o due. Dallo stereo della mia 127 verde arrivano suoni che pompano ancora voglia di andare e l'impianto è un radione attaccato coi fili e il nastro direttamente a un accrocco che si alimenta con la batteria della macchina e per questo quasi sempre tocca spingere per partire. Mi ricordo perfettamente come mi sento. Ho fatto l'amore tutta la mattina con la finestra che regala un cielo senza fine e sembra di scopare col mondo tutto. Poi abbiamo preso la macchina e siamo andati a mangiarci la pizza coll'acciuga sotto la pergola dello Sbarco, con l'acqua della roggia che corre sotto le tavole di legno e quel fresco e il vino bianco ghiacciato e i cornicioni delle pizze buttati a Blu sotto il tavolo. Al tavolo di fronte c'è uno che ha lasciato il triciclo con le ferraglie di recupero a prendere il sole e si è fatto una porzione di baccalà e fottuto lui si sta tagliando le unghie delle dita dei piedi con un cazzo di tronchesino e le schegge partono da tutte le parti e se mi finiscono nella pizza mi alzo e ti svito la testa dal collo. Te l'ho detto e hai sorriso senza alzare la testa, che lo sai che posso davvero farlo se son preso brutto, e anche io rido e ora sei morto ma quel carretto mi piacerebbe sapere dove è andato a finire, che troppe volte te l'abbiamo spostato e tu uscivi dal bar e senza fare una piega ti mettevi a cercarlo e ripartivi urlando "merde, siete tutti delle merde". Ti volevo bene ma vigliacco se te l'ho mai fatto sospettare. La regola.
 Insomma a fine pasto arriviamo dalle parti della casa dello studente e restiamo lì con la radio che arriva dalla macchina e quella maledetta contr'ora che sfianca e i pensieri spalancati a far passare l'aria e parole lente e risate soffiate appena e un paio di birre che girano. Poi viene fuori 'sta storia del pane di Matera e la salsiccia come dio comanda e i falchi grillai, che è una cosa troppo lunga da spiegare ma io li volevo vedere. "Andiamo a Matera" "Quando?" "Domani.""Ma non abbiamo una lira che sia una""Cerchiamo qualcuno che venga con noi". All'epoca c'erano le schede telefoniche che le infilavi nella cabina e parlavi e tutti avevamo delle schede con un pezzo di nastro adesivo strategicamente messo in un punto per cui su alcuni telefoni pubblici che avevamo imparato a riconoscere parlavi e alla fine della chiamata ti ricaricava intero il credito. Da non crederci ma ho tutta la mia generazione che può testimoniare. Piuttosto mi piacerebbe sapere chi è il genio che ha inventato il trucco ma questa è un'altra storia. Alla fine Marcello dice che a lui farebbe anche comodo tornare a casa a Matera e quindi non resta che passare da Venezia a prenderlo. Le ruote della 127 sono alla frutta. Vado da un amico coll'officina e gli spiego e senza dire niente mi monta un paio di ruote enormi davanti, cerchione con stemma alfa romeo e gomma, e mi dice "ho solo queste ma te le regalo". La macchina sta alzata davanti come un maledetto chopper. Dietro abbiamo messo le migliori di quelle che già montavo. Immaginatevi una 127 verde campo con mille aggiunte a bomboletta di altri colori, il cruscotto foderato a stelle strisce e con un radione a occupare il sedile di dietro per intero. Con le gomme di un furgone montate davanti peggio dei latinos a Los Angeles. E dalla radio esce roba tipo Jorma Kaukonen o gli U2 o i Clash o le Violent Femmes o quello che raccattavamo in giro che io all'epoca amavo intrattenere gli amici con la mia imitazione di Julio Iglesias. Il cruscotto non funziona e con tocco tutto femminile lei decide di fissare una enorme sveglia al posto della strumentazione, per far vedere che non siamo proprio dei reietti. Lei è la stessa che mi aveva regalato una sorta di lampadario da mettere in macchina con tutti gatti che dondolavano e che in accelerazione sfregiavano i passeggeri ma tanto a quelli non gliene fregava che erano già mezzi morti col peso del radione da tenere in braccio e l'alito del cane che ogni volta, che raccoglievo autostoppisti dicevo "de dog is not dangerus bat dont tacce de dog" e quei poveretti si facevano pezzi di viaggio con quello stronzo di Blu che li fissava e ringhiava ma la regola ferrea era che egli mordeva solo se toccato e se sai le regole è tutto a posto. Una volta mi son caricato due danesi, lui e lei, sulla Romea e da Ravenna li ho portati a Venezia e per tutto il tempo io mi sono innamorato di lei e Blu si è odiato di lui. Io e il cane eravamo in sincrono sempre. Ci chiamavamo tutti e due Blu. Certe cose fanno identità, altro che la polenta dei leghisti. Insomma la mattina presto si parte. Abbiamo i soldi contati. Non facciamo autostrada. Andiamo piano ma andiamo. Finestrini aperti. A ottanta chilometri da Udine sento un rumore tremendo all'avantreno. Mi fermo e guardo sotto e vedo un braccetto spaccato all'anteriore sinistro. Le malelingue potrebbero ipotizzare che aver montato enormi ruote possa essere in relazione col danno. Balle. Può capitare. Così le dico mentre mi guarda interrogativa. Si ferma un uomo con un trattorino e chiede. Scende e guarda nell'intimo dell'anteriore sinistro della mia 127. Si è rotto il braccetto, mi dice. Te l'ho appena detto, vorrei rispondere, ma è la mia unica possibilità e me la gioco col sorriso rispettoso. "Aspetta qui". Sono dalle parti di San Donà e ammetto che sulla ferrata per Portogruaro ho tirato fino quasi a cento e passa. S arà stato quello dice lei. Ma cosa vai a pensare. Può capitare. L'uomo torna con il braccetto della 127 e me lo monta lì, in mezzo alla campagna. Non ci crediamo. Non vuole nemmeno i soldi che ci offriamo di dargli senza averli. On the road again.
A Venezia sale Marcello. Non ha una lira e pensava di approfittare del fatto che al telefono gli abbiamo detto che andiamo a Matera. Ripartiamo a settanta fisso. Giù per la Romea e poi l'Adriatica. A Rimini siamo fermi a un semaforo e arriva uno a palla con una macchina piena di adesivi tipo corsa dei poveri. Frena ma sta arrivando lungo. Salto sul marciapiede per evitarlo e passa con uno stridore di gomme e rischia la strage. Io di mio ho lasciato il copertone sullo spigolo di pietra. Monto la ruota di scorta piccola. Un benzinaio ci accrocca un'altra ruota di un'altra misura ancora. Andiamo avanti. Di mangiare nemmeno a parlarne. A ogni salita metto in folle e spingiamo con il moto sincronizzato dei nostri bacini sul sedile. Assesto dei colpi pelvici al volante che nessun flipper resisterebbe e forse anche qualche femmina farebbe tilt ma non è tempo ora. On the road again.
Ci fermano i carabinieri un numero di volte impressionante. Ci mollano sempre. Arriviamo nelle campagne tra San Severo e Foggia che è buio, maledettamente buio. Eppure nei campi e nei fossi a bordo strada vedo del movimento. Cazzo, ci sono poliziotti dappertutto. Stanno accoccolati dietro i muretti a secco e sparsi in giro ma li illumino coi fari. Mi viene il dubbio che ci abbiano intimato di fermarci. Sono tantissimi. Già mi sento lo scomodo dei proiettili della mitraglietta piantati nella schiena. "Ci hanno fermati""Che cazzo ne so, sono tantissimi""Minchia". Mi fermo e metto le doppie frecce che il precedente proprietario s'era permesso il lusso di far montare la doppia intermittenza e ora faccio il gradasso. Niente, dal buio arriva solo il buio. Mi figuro che ci abbiano puntato tutte le armi contro. Aspettano una nostra mossa come nei filmi e lo sa dio quanti filmi ho visto io, tutti giocati sull'ultima mossa. Avranno avvertito anche una qualche base segreta e un paio di maledetti missili a ricerca termica sono già in cammino verso di noi. Maledetto me e il vizio di portarmi dietro femmine troppo calde. Ora il missile ci becca a colpo sicuro. Decido che devo fare qualcosa. Scendo dalla macchina e avanzo verso il buio nero nero nero. Alle mie spalle l'intermittenza delle doppie frecce come nel più tragico dei presepi viventi. Mani alzate, piedi nudi, che io guido a piedi nudi d'estate, bermuda di tela grossa con le tasche alla coscia e la camicia verde colle maniche tagliate. "Scusate..." lungissima pausa in cui realizzo che il cane che mi segue sempre è rimasto in macchina. Niente di buono. "Ehm... scusate... ci avete fermato" Grido rivolto al buio."Levati dal cazzo coglione. Sparisci" "Grazie" grido senza ironia "Arrivederci". Mi giro e continuo a tenere le mani alzate che questi qui gli basta un niente e magari nessuno ha detto ai missili di interrompere la loro caccia micidiale.
On the road again. Arriviamo a Altamura che è quasi Matera ma a Matera il pane è molto più buono e se non sei dello stesso parere nessuno ti obbliga a leggere oltre e non sei persona gradita a casa mia. A Altamura hanno il Padre Peppe e l'affogato del signor Cicatidd ma il pane è cosa materana. Ora già me lo immagino che non potrò più passare da Altamura serenamente ma il coraggio della verità prima di tutto. Insomma a Altamura non abbiamo più soldi sul serio e sono sedici ore che guido a settanta all'ora. Lasciamo una patente in ostaggio e ci danno un fiato di benza per proseguire. Torniamo la sera dopo rifocillati e felici a recuperare il documento e il benzinaio ci fa vedere decine di documenti in ostaggio nel cassetto. Ci sentiamo in gran sintonia con l'universo.
On the road again non l'abbiamo mai sentita in tutto il viaggio e parlo di quella dei Canned Heat.

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