venerdì 27 giugno 2014

Esami del sangue













gli esami di terza media sono andati. di imbarazzi della didattica qui se ne parla e son cose che passano dal mio mestiere ma a scuola da mio figlio sono andato sempre ad ascoltare e basta. non mi interessano i voti, i numeri sulla pelle che uccidono l'ipotesi minima di poter dichiarare che s'è fatto tutti insieme qualcosa. già dalle elementari mi son fatto carico di un'altro percorso fatto di curiosità e passione e soprattutto rispetto per la lealtà. ho insegnato la parte mia a mio figlio nei boschi, in mezzo al mare, seduti sul divano guardando film e mangiando schifezze, cercando di inseguire la maledetta felicità sempre. non gli ho insegnato trucchi e stratagemmi e infingimenti per ingannare noi e basta. non gli ho chiesto di far finta davanti all'evidenza delle cose. gli ho chiesto di prendere posizione, di saper confrontare i suoi passi con i passi diversi e di fuggire i luoghi comuni e l'intolleranza preconfezionata da saltare in padella nel tinello di famiglie finte da pubblicità. mio figlio sarà di certo promosso e di cose a scuola ne ha imparate ma non è questo che conta, conta piuttosto che ha imparato il gusto della passione e dell'andare, questo conta davvero. conta che ha imparato che questa nostra scarsa propensione al denaro e alla ricchezza e al lusso è la possibilità che diamo ai nostri occhi di vedere in giro per il mondo senza averci vincoli enormi a gravare sul nostro quotidiano e a anabolizzare la nostra smania di potere. liberi. e voglio dirlo oggi che orso dovremmo pesarlo con un numero, uno qualsiasi. chiedetevi se i vostri figli sono felici ma soprattutto chiedete conto alla vostra di felicità e forse del numero in questione ve ne batterete i coglioni. non ne ho mai parlato prima ma oggi mio figlio ha fatto il suo orale ed è andato bene ma nessuno è riuscito a sospettarlo che dietro quelle sue parole c'erano contenuti veri che ci eravamo costruiti cercando nei libri e negli archivi, senza copincollare da qualche sito, e rimanendo di notte seduti in mezzo a una montagna e dentro una vecchia fotificazione della prima guerra mondiale perchè è così che si capisce la storia. nessuno l'ha sospettato ma in ogni caso noi siamo felici e non parlo della fine degli esami. non è stata una cosa facile in questi anni, che nulla ci arriva in regalo e tocca stare ficcati nelle cose, ma noi non abbiamo inganni da nascondere tra noi e questo conta più di tutto. hai imparato a parlare con i cani e a venire in canoa con me in mezzo all'azzurro. non lo sospettano l'azzurro quelli lì. grazie orso.





mercoledì 25 giugno 2014

Border line








Sono cresciuto in un posto dove c'era un pezzo di terra zellosa dietro i palazzi e ci andavamo a giocare a pallone o a sdraiarci nell'erba a fumare le prime sigarette ciancicate o a parlare di quell'amore che non sapevamo, ispirati dai resti secchi delle copule notturne di quelli più grandi che andavano lì la notte. Lo chiamavamo Milanino quel lembo di sassi e erba stinta, senza saperne il motivo. Sono cresciuto in un posto dove in fondo al Milanino c'era la casetta del casellante di un qualche binario morto, che lì ci arrivavano tracce della modernità solo quando già erano da seppellire e una mattina tutta quella famiglia l'hanno trovata ammazzata a fendenti di lama larga e noi, che eravamo in vita per violare tutto, lì dentro non ci siamo mai entrati. Sono cresciuto in un posto dove gli zingari si chamavano Elvis e Tarzan e erano quelli più signori che avevano le auto americane e le moto e a Dumbo gli avevano lasciato in uso un Suzuki 750 e noi ci giravamo in tre per fare la somma dell'età e averci gli anni giusti per una patente. Sono cresciuto in un posto dove era impossibile giocare a guardia e ladri perchè nessuno voleva fare una delle due categorie e non sto parlando dei ladri, che lì il furto era considerato una proprietà. Sono cresciuto in un posto dove quello che vendeva gli alimentari stava dentro una specie di garage e dovevi saperlo che era lì e noi si andava a prendere la bottiglia di aranciata e mentre uno pagava gli altri si imboscavano i Ringo e i Kinder e voglio farti presente che c'era una strategia perchè l'aranciata era troppo voluminosa e costava meno di tutto. Sono cresciuto in un posto dove bevevamo quell'aranciata artificiale degli anni settanta e dicevamo che ci spariva il raffreddore per via delle vitamine. Sono cresciuto in un posto dove si giocava a basket per dodici ore di seguito e a giugno erano quasi tutti bocciati. Sono cresciuto in un posto che era proprio al limite della città e era comodo giusto quando venivi dall'autostrada che pagavi al casello e eri subito a casa. Sono cresciuto in un posto dove noi tornavamo raramente da un viaggio in autostrada. Sono cresciuto in un posto che quando sono tornato dopo anni con il mio Ciao riverniciato rosso, l'ho parcheggiato e sono andato a trovare i miei e quando sono sceso non c'era più. Sono cresciuto in un posto che il Ciao l'ho ritrovato sotto casa la sera con un biglietto con scritto "scusa" e mica lo sapevano che avevo cambiato colore al motorino mio. Sono cresciuto in un posto che ancora oggi ci proteggiamo uno con l'altro anche a distanza di centinaia di chilometri. Sono cresciuto in un posto che c'era la fabbrica della birra e nemmeno te lo immagini che puzza fanno il malto e il luppolo l'estate. Sono cresciuto in un posto che si era tutti ska e punk e dark e cose così e avevamo i vestiti strani e la musica a palla e gli anfibi e i cappottoni neri. Sono cresciuto in un posto che abbiamo ancora gli anfibi e la musica che ci corre dentro. Sono cresciuto in un posto che l'autobus numero 4 era il nostro Pequod. Sono cresciuto in un posto che poi sono andato a vivere in mille altre città e mi muovevo sempre come fossi sceso in strada in quel posto. Sono cresciuto in un posto che l'ho capito che bisogna godersela finchè si può, è l'unica cosa che vale. Sono cresciuto in un posto che lo posso anche raccontare e poi dimmi se non è un colpo di culo.

giovedì 19 giugno 2014

Dice che te lo posso imparare io






un altro invito a partecipare a un corso di scrittura. dice che sarei perfettissimo per spiegare alla gente come si scrive. Lo dicono questi qui che sono delle persone che ne sanno di scrittura anche se non scrivono mai un cazzo di niente e se lo fanno c'è da cadere in tragici imbarazzi, presi come sono dall'idea che scrivere bene sia mettere la punteggiatura giusta e digitare con bella maestria maiuscole a inizio paragrafo. l'altro giorno mi è arrivato un ennesimo invito, a me che ho la socialità di un orso post letargico, per una serata in cui ognuno legge i suoi racconti e poi si parla di letteratura. una sorta di gruppo di autoaiuto degno dei fotogrammi iniziali di fightclub. cosa vuol dire che poi si parlerà di letteratura. come si inizia? quali sono i preliminari? si parte con un leggero petting letterario sventolandosi pagine reciprocamente per scacciare il caldo e stuzzicare il desiderio di parole e racconti? e poi perchè ci dobbiamo sentire i racconti degli altri aspettando di leggere il nostro. è ovvio che diremo bravi a tutti atterriti dalla possibilità che se gli diciamo a uno che scrive delle ovvietà, delle cazzate con uno stile tremendo in punta di "stormir di fronde" e "egli" e "nascondeva un dolce segreto" poi quelli si rifaranno su di noi e non c'è peggio di qualcuno che ti dica che scrivi cazzate se sei in un consesso di parascrittori. che due palle. torino poi è piena di orfani del tritacarne holden che girano come zombie di carta e si nutrono di refusi. ma dice che ci starei bene a tenere un corso di scrittura perchè ho l'approccio giusto,. me lo dicono guardandomi al bar davanti alla solita birra, mica leggendo la pochezza che riesco a lasciare su una pagina. a loro basta come bilancio con grazia letteraria il bicchiere in punta di labbra che lì son maestro indiscusso e ho i segni addosso e mi muovo come un cane scassato dai calci e gli piaccio perchè loro ne sanno di scrittura e una volta uno mi ha anche detto "si vede che tu hai fatto il classico". te lo vorrei far vedere come l'ho fatto io il classico, che sono una sorta di discarica vivente degli aoristi andati a male, delle scorie di una metrica che non saprò mai scandire compiutamente. ma certo che ci vengo ai corsi tuoi di scrittura però devi appoggiare la grana sul tavolo e avrai 'sto spettacolo d'uomo da spendere per aver misura di come ci si possa ridurre a scrivere cose che non son buone per la scrittura.