lunedì 18 maggio 2015

L'uomo bianco




di me della mia vita e di quelli che tifano juve, ma immagino che non si possa generalizzare, direte voi. io ti chiamo da sempre il maschio in bianco e sei lì con la tua femmina in bianco e le tue figlioline in bianco. vi chiamo così perchè siete venuti nella casa di fronte alla mia dove prima c'erano le signorine smargiasse che esercitavano e avevano stanze che la mattina prendevano aria regalando scorci di specchiere e muri vermigli e il pomeriggio sedute in terrazza parlavano con quell'accento dell'est e dicevano sempre "ciao belo come stai, vuoi le cocole da tua amichetta..." io mi bevevo il pastis di fronte insieme a ste e il mondo aveva un suo senso sghembo che è il senso su cui ci appoggiamo quando dobbiamo riprendere fiato. poi è venuto l'uomo in bianco. ha comprato quella casa e l'ha fatta ripitturare tutta bianca e bianchi i mobili. mobili di lusso come l'auto e i vestiti e le mazze da golf che il sabato l'uomo in bianco carica nel cofano. sempre vestito da qualcosa che ha a che fare coi soldi e che stride con il resto della strada ma è da un pezzo che a Torino c'è la voga di colonizzare le aree grigie della città andando a comprarsi un appartamento nelle zone dove si galleggia tra poveracci e borghesi piccoli piccoli e io poi vivo ai margini della Crocetta che è zona bene ma che già qui dove sto io ha perso notevoli quote sociali e antropologiche. i mobili bianchi le pareti bianche e una enorme libreria bianca totalmente vuota. non hanno nulla in casa che non siano mobili bianchi e cucina bianca e camicie bianche. la moglie bianca passa l'aspirapolvere anche la notte. sono giovani e molto bianchi. lavano i vetri fino a farli bianchi di riflessi. mi guardano, mi vedono nel mio studio mentre registro programmi per la radio al microfono o scrivo o me ne sto sul divano da solo o in compagnia e vedono tutto ingombro ovunque di libri e dischi e ciarpame e la casa è in affitto e le pareti coloratissime e insomma siamo in antitesi e in imbarazzo reciproco. un giorno l'uomo bianco mentre arrivava a casa s'è incazzato con la vecchia che butta le briciole ai piccioni che a loro volta sono predati dai gabbiani del Po che a loro volta sono predati dai gatti che a loro volta... insomma la vecchia è la fiera dell'est dal vivo per tutto il quartiere. e l'uomo bianco arriva e grida rivolto al balcone della vecchia, che lei sta sempre sui veroni a tender la mano briciolosa al pennuto e fa la guardia e tutto conosce della via. Gli grida "è una vergogna. Inciviltà. Sporco". Nel breve volgere di un secondo da altre finestre escono gli altri abitanti che, di fronte all'attacco diretto alla nostra vecchia, sorta di tenente Drogo dell'isolato che spia se tra i piccioni si celano i Tartari, mostrano di che pasta è fatta questa ciurma e lo minacciano di morte ma dopo mille sofferenze. L'uomo bianco china il capo e entra nel portone e sale al piano suo dove tutto è in grazia del latte e del bianco che purifica. Bene, l'uomo bianco resta sveglio fino a tardi, non come me ma abbastanza. guarda la tele e lei intanto passa lo straccio della polvere sui mobili bianchi. non si sfiorano mai, mica come noi bestie che siamo, che certe volte al volo chiudiamo la tapparella quando siamo già bell'e preda dei sensi. lui mi spia e non lo capisce che lo vedo che si attacca al vetro perchè il buio è fuori ma la sua stanza è illuminata. mi guarda al computer e vede i film che mi proietto sul muro e sente la musica che quella la sente tutto il quartiere che io son resident diggei della via. non mi invidia, piuttosto credo mi disprezzi. a volte ho le mutande bianche e lo faccio come gesto di solidarietà a stargli davanti in mutande mentre lavoro. lui ha sempre la camicia, lei sempre dei pigiamoni felpati. bene, tutta questa premessa per dire che ieri sera giocava la juve e l'uomo bianco manco a dirlo è pure della juve. guardava la partita sul suo schermo piatto appeso al muro bianco. a un certo punto è uscito in balcone e gridava invasato che la juve aveva vinto. da solo. con una sorta di rabbia dentro che gli esplodeva e la schiuma alla bocca, manco a dirlo bianca. gridava e saltava e gridava e sono andato a farmi la doccia e son tornato e era ancora lì. a me questi uomini bianchi mica mi lasciano tranquillo. sono una razza pericolosa secondo me. sarebbe da spiegarglielo ma mica a lui, piuttosto a lei e alla sua tutona felpata, che il bianco è la ballata dell'assenza.

mercoledì 6 maggio 2015

mutatis mutandis

 




la linea del tempo. avete presente il sussidiario, quel libro delle elementari che conteneva quella porzione dello scibile che si riteneva potessimo metabolizzare in quell'età lì bambina dell'apprendimento che la didattica spreca puntualmente. la storia ce la proponevano per blocchi monolitici. c'erano i babilonesi che poi passavano la staffetta del tempo dell'umanità agli egizi e poi ai greci e poi ai romani e via così. fino a sfiorare la prima guerra mondiale che erano e sono le colonne d'ercole della didattica della storia per un fatto di tempi mica di contenuti. nessuno te lo diceva che mentre facevi i romani in egitto continuava la storia, era in parallelo e certe cose che avevi studiato con i greci le ritrovavi pure dopo con i romani e solo il punto di vista era cambiato. non te lo dicevano e non te lo dicono e ci sfugge la nozione minima di sincronia. pensaci. fino a fine marzo ogni giorno quelli dell'isis ne combinavano una delle loro, grandi coreografie di cui ho scritto ampiamente sul blog, bambini carnefici e bambini vittime, teste che saltavano che nemmeno nel consiglio di amministrazione di una multinazionale, territori conquistati da un'entità militare di cui, se ti guardavi indietro, fino a poco tempo prima non sapevi un cazzo. dal nulla al tutto. laboratori nelle scuole e prese di posizione e per carità dentro questo dibattito ci passa anche una possibilità oggettiva per il mio affitto e il mio pranzo e quindi mi tiro prepotentemente nel mezzo. ma del resto voi, che leggete qui gratis sempre, ve lo sarete posti il problema che da qualche parte i soldi per campare devo pure trovarli e quindi è chiaro che sono della partita quando si parla di storia recente e guerre e foto e film e cose così. poi arrivano i barconi e via di nuovo, che l'isis scompare. a dire il vero c'è una terra di mezzo in cui i barconi sono farciti di gente dell'isis che sbarcherà e si farà saltare in aria ma poi ci si concentra sui barconi e i disagi degli stranieri che rubano il lavoro e le donne. quando ormai siamo preparati sul tema e citiamo a memoria le spiagge di Lampedusa come fosse lo scenario del d-day il tema viene sopraffatto dalle zingare che hanno un ufficio stampa che comunica all'italia che sono sfrontate e guadagnano milioni rubando ogni giorno ed è per copertura che passano la vita tra i topi e a vent'anni sembra ne abbiano ottanta. e giù anche lì a schierarsi e ormai dell'isis ci siamo scordati proprio e quindi non c'è più, come i babilonesi quando eri arrivato ai romani appunto. ti sei messo l'animo in pace che il tema della contemporaneità sono gli zingari e arriva l'Expo, pagata sei volte quello che vale con soldi pubblici e arresti e intercettazioni ma questo ce lo siamo scordati perchè è notizia antecedente addirittura all'isis, e ci sono i black block e c'è da ripulire tutto e via a schierarsi e a dire che hanno il rolex questi black block e per prova c'è una foto di una tizia con il cinturino di un qualsiasi orologio al polso, una cosa da uovo di pasqua ma chi se ne frega la gente capisce quello che vuole capire o che vuoi fargli capire e quindi tirare dritto ancora. oggi leggo addirittura che la rolex scrive al governo lamentando il danno d'immagine. ma sto tranquillo perchè sta arrivando il caldo e presto ci concentreremmo sulle ondate di caldo che chiameremo Caronte e Lisippo e sulla moria dei vecchi lasciati a casa durante le vacanze. ci concentreremo il tempo di dover passare ai cani abbandonati d'estate e via così. quello che mi lascia stupito è che, rispetto a queste voghe di contenuti che si azzerano tra loro in progressione, Salvini resiste trasversalmente e allora tocca dircelo che la mutanda sporca è quella che ti porti addosso.