venerdì 22 luglio 2011

la band di idioti




non la conosco nei particolari la storia e non ho nemmeno voglia di barare aggrappandomi a un motore di ricerca e la ripropongo per come me la sono raccontata. Siamo nel 1969 e in un cazzo di giorno di pioggia di sole o variabile. Poco importa. John Kennedy Toole si ammazza. Chiude il conto coi suoi giorni lasciando sul tavolo il manoscritto di "a Confederacy of Dunces" noto, ma noto è già una parola grossa, in Italia col titolo "Una banda di idioti". Il romanzo parla delle vicissitudini di un giovane ciccione e impacciato alla ricerca di un lavoro e inchiodato alle assi della vita da una madre terrificante. Una galleria di personaggi divertente ma non è della storia nelle pagine che voglio parlare, piuttosto della storia che passa sopra le pagine. Undici anni dopo, il libro viene pubblicato svelandosi al mondo in tutta la sua carica narrativa e raggiungerà l'onore dei caratteri composti grazie all'ostinazione della signora Thelma Toole, la mamma del nostro John Kennedy. Una sorta di appendice al romanzo la vicenda di questa pubblicazione. Sta di fatto che cercando in rete una versione di "my back pages", che son preso spesso da voglie e nostalgie, ho trovato questo ragazzo ciccio e riccio che dentro la sua cameretta fa una versione per voce e chitarra della succitata canzone in stile molto dylaniano, troppo dylaniano. e la cameretta con l'albero di natale sul comodino e la tastiera che a vederla me lo sono immaginato la vigilia di natale mentre scarta l'oggetto con tanto di supporto e la mamma sorride e poi lo costringe a fare un canto natalizio con le dita paffute in modalità "organ" che è quella modalità lì che si pianta nella nuca edipica dei sogni del ragazzo. per la gioia di tutti i parenti tranne il padre che ha lasciato la famiglia quando lui aveva tre anni e la madre si è concentrata tutta su di lui che fin da piccolo si capiva che era portato per la musica. e il pendolo tra memorie domestiche e memorie collettive fa entrare, in fogli sparsi e accordi e canzoni e facce in televisione, il mondo in quella stanzetta con la serranda abbassata. e a schiacciare play dall'altra parte della videocamera ci sarà... non ci voglio pensare... pornografia domestica.
avrà di certo un nome composto, certo non un oltraggio anagrafico come john kennedy toole ma di certo qualcosa che palpita della passione della madre. John Paul George qualcosa, che Ringo fa troppo biscotto.





giovedì 21 luglio 2011

la lingua della notte

e alla ricerca di qualcosa che mi dia una labile percezione d'estate, di una lama d'entusiasmo che apra d'impeto questo ventre umido e cisposo che ci contiene e che è ben lungi dall'evocare spiagge e sole e tamburelli, m'aggrappo all'offerta serale di quartiere, all'inventiva circoscritta della circoscrizione e leggo che a Moncalieri c'è la notte bianca. Cerco il programma e mentre scorro il testo vengo colto da una vertigine che presto muta in scollamento dal reale, sfondo le porte della percezione e nel contempo vengo colto da secchezza delle fauci e rush cutaneo. Certi siti dovrebbero pubblicare in incipit una sorta di bugiardino. Cito testuale dall'ampia messe di figure retoriche e immagini folgoranti un estratto da questo testo che non esito a definire il ciclo di Schifanoia del terziario arretrato, lo stato dell'arte della comunicazione alle soglie del terzo millennio.

I negozi di vicinato extra alimentare, le eccellenze del gusto e dei sapori insieme ai mastro- fruttivendoli e fioristi di Confesercenti faranno sistema per vincere la sfida con le cattedrali extraurbane del commercio costituendo nel contempo un esempio di centro commerciale naturale con animazione, accoglienza e fidelizzazione della clientela

Il testo  che segue è lunghissimo e articolatissimo e a una cadenza più metrica che logica compare la parola coupon che nel contesto assume notazioni misteriose, da setta iniziatica.

Ovviamente mi hanno convinto e ci sarò anche perchè promettono di farti assaggiare la frutta di stagione se mostri, indovina un po', il coupon. come dici... maddai, adesso facciamo i precisini... lascia perdere che ci divertiamo...  effettivamente la frutta di stagione che propongono è l'ananas ma così a occhio e croce credo che venerdì sia proprio la stagione dell'ananas, il tipico ananas di Moncalieri che è presidio di slow food di certo, e produrrò fiducioso un coupon, un ostrakon o un wampum.
siateci numerosi che ci si spacca coll'ananas. qualcuno diceva "le parole sono importanti". facciamo sistema e teniamolo presente.

mercoledì 20 luglio 2011

prove tecniche di blog.
apro un blog a due giorni dalla partenza, dalla fuga, dall'abbandono di tastiere e monitor e la memoria che mi porto dietro passa da certi odori e colori e sapori che son cosa mia, per uso personale direi me li dovessero mai trovare in tasca.
a ben guardare il blog me l'hanno regalato eleonora e franco e io sto annusando in giro cercando di capire e riuscendo a oggi a cambiare lo sfondo sostituendolo con uno che non mi piace per niente.
dicevamo piuttosto della partenza. me ne vado per più di un mese in giro. campo base nella mia casa persa nei boschi friulani e poi a zonzo tra Italia e Europa. Le vacanze, il tempo libero. Già... libero. Nei "Manoscritti economico-filosofici del '44" te lo spiegano pure che nel mondo industrializzato il lavoratore vive la propria attività come qualcosa che gli è estraneo, che non ha per lui alcun valore oltre la mera possibilità di sussistenza. Ci si sente privati del tempo e della vita e si risponde di conseguenza diventando appassionati costruttori di plastici ferroviari in cantina e palpitanti ballerini di salsa e tango e pazienti predatori a bordo canale attrezzati di canne in carbonio e occhiali antiiflesso e esca ultrasonica. Celebriamo il tempo libero. Libero dall'ingombro d'essere ingranaggi pulsanti della produzione, libero dal pensiero di aver abdicato a ogni guizzo di libertà dalla nascita, libero dalle dinamiche della cattività che ti impongono di stare in bagno cancellando ogni traccia del tuo passaggio, atutendo i rumori, felpando il passo sulle piastrelle, libero dalla macchinetta del caffè e dalle risate tra persone con cui nella tua vita ideale non scambieresti nemmeno il saluto. La vita ideale appunto, quella che credi di riafferrare nel tempo libero, mettendoti il costumio carnascialesco dell'avventura o dell'ozio, sempre ben coccolato dal mercato che propone a questo il machete laser per liane che non saranno mai recise e all'altro il divano pisolone, per sonni senza sogni. il tempo libero è quando prendi i sogni e i desideri e li porti fuori a pisciare. con l'obbligo del guinzaglio.
vado a spazzolare il mio tempo per quando lo porterò fuori a correre. tra un paio di giorni. poi sarà tempo di racconti che di quello mi nutro.