mercoledì 7 settembre 2011

Edgar Wallace e l'acqua di colonia.

                                                                              






Il commissario Sanders, chiamato dagli indigeni Sandi, era arrivato nell'Africa Centrale facendo tappe così lunghe qui e là che neppure lui si rendeva conto di quando fossero cominciate le sue avventure in quelle terre selvagge. Molto tempo prima di essere stato nominato Commissario Governativo per le colonie britanniche con l'incarico di vigilare su un quarto di milione e più di cannibali, che consideravano i bianchi come i bianchi considerano il liocorno, aveva conosciuto i popoli basuto, gli zulù, i fingo, i pondo, i matabele, i mascioma, i barotse, gli ottentotti, i beciuana. Poi la curiosità e l'interesse lo avevano portato a nord, e aveva conosciuto la gente dell'Angola, e ancora più a nord quella del Congo, a ovest nel Masai, e finalmente, attraverso il popolo pigmeo, era arrivato nella regione dove avrebbe svolto il suo incarico.
Fra tutte queste razze ci sono delle sottili differenze che solo un uomo dell'esperienza di Sanders è in grado di riconoscere. Non è solo questione di colore, per quanto alcuni siano bruni e altri gialli, e altri ancora, pochissimi, di un nero d'ebano; la diversità sta piuttosto nel carattere. Secondo il codice di Sanders ci si può fidare di tutti gl'indigeni solo fino a un certo punto, come ci si fida dei bambini. Con pochissime eccezioni. Gli zulù erano veri uomini, i basuto erano uomini anch'essi, ma infantili nella loro fede fantasiosa e nei loro tabù; i negri che portavano il fez erano scaltri, ma onesti; invece i negri della Costa d'Oro, che parlavano inglese, vestivano all'europea, e s'interpellavano tra loro col titolo di "mister", erano la bestia nera di Sanders.
Vivendo così a lungo con quella gente era inevitabile che lui assorbisse molte delle loro qualità infantili. Una volta, trovandosi in congedo a Londra, era stato oggetto di una tentata truffa all'americana, e solo la sua onestà lo aveva salvato da una posizione ridicola, perché quando il lestofante aveva cavato fuori il lingotto d'oro, i nervi morali di Sanders si erano tesi, e aveva trascinato il fiducioso truffatore alla stazione di polizia più vicina, accusandolo, con grande sbalordimento del poliziotto di servizio, di commercio illecito dell'oro. Sanders non dubitava che il lingotto fosse d'oro, ma era ugualmente certo che l'uomo non se lo fosse procurato onestamente. Ed era stata persino patetica la sua sorpresa quando aveva scoperto che il lingotto era semplicemente un blocco di piombo ricoperto da un sottile foglio d'oro.
Da un punto di vista morale Sanders poteva dirsi uno statista, ciò significa che non aveva un'opinione esagerata del valore della vita umana, considerata individualmente: quando vedeva una foglia morta sulla pianta della civiltà la strappava, o un'erbaccia crescere in mezzo ai suoi "fiori" la estirpava, senza fermarsi a considerare se avesse il diritto di vivere anch'essa.
Quando un uomo, libero o schiavo che fosse, metteva in pericolo con il suo comportamento la pace della regione sotto il suo controllo, Sanders gli saltava addosso senza pensarci due volte.
Sanders era svelto a impiccare, perché quello era l'unico modo per riuscire a governare un popolo che si trovava ai confini della civiltà. Un'esitazione ad agire, un ritardo a punire chi contravveniva alla legge, sarebbero state considerate debolezze da quelle popolazioni che non avevano né la facoltà di ragionare, né volontà di scusare, né alcuna generosità d'animo, essendo abituate a vivere nella durezza delle leggi naturali della foresta.
Così gli indigeni avevano imparato che la punizione significa sofferenza e morte, e questa era l'unica cosa che loro volevano evitare. 



I libri si accumulano tra la mia casa torinese e quella friulana in maniera incontrollata e scomposta. non resisto al canto delle sirene di un qualsiasi tavolinetto con vecchie edizioni a pochi centesimi e ogni volta mi allontano con lo zainetto pieno di pagine e col timore che di colpo si rendano conto di avermi ceduto un tesoro per pochi spiccioli e mi chiedano di restituire il bottino. ladro dentro.
"Le avventure del commissario Sanders del fiume" non ho la più pallida idea di dove me lo sia procurato. Mi è comparso su uno scaffale del sottotetto della casa friulana e proprio non ricordo di averlo comprato. Forse quelle ceste del supermercato, forse il vecchietto di via Po, forse un regalo di Corrado, forse i ghiri l'hanno rubato in un altro sottotetto e l'hanno trascinato in quella sorta di mansarda grotta che condivido coi simpatici roditori e che tra noi chiamiamo pomposamente "studio" in nome forse della memoria dei miei studi incasinati. sia come sia me lo rigiro tra le mani mentre cerco qualcosa da mettere tra me e il sonno del pomeriggio. Chet Baker sta già facendo la sua parte in una sorta di scelta obbligata perchè nello studio ho solo un mangiacassette e un vecchio nastro polveroso di Chet è la prima cosa che ho recuperato dal baule della musica. Fuori fa un caldo che uccide. I ghiri dormono come da contratto. Si svegliano e fanno casino solo nel momento in cui mi abbandono completamente al sonno. E comincio a leggere partendo dall'incipit che vi ho rirpoposto pari pari. Wallace m'è noto come giallista ma dalle prime righe vedo che si cimenta anche con altri colori. DElla pelle per giunta. Non mi indigno perchè sono un vorace consumatore di pellicole tarzaniane e ho ben presente scene in bianco e nero che sono il segno di un'idea dell'Africa, delle colonie, dei neri, delle gazzelle che è politica ma che trova corpo nell'immaginario collettivo, nella letteratura di sapore esotico, da Salgari a Van Loon, nel palpito dell'"hic sunt leones", nei bestiari medievali e nei serragli,nella percezione dell'altro come di uno scherzo e di un errore.   I portatori camminano sul ciglio della montagna gravati da casse piene di tutto quello che può servire all'uomo bianco una volta montato il campo. La specchiera, la sedia comoda, il set per lucidare gli stivali. A un tratto un portatore scivola e precipita. I due bianchi alla testa del convoglio lo guardano precipitare e uno dice all'altro "accidenti, cosa c'era in quelle casse" "medicinali" "maledizione"... e a noi monta il dubbio che per risparmiare sull'effetto speciale in bianco e nero abbiano lanciato un portatore sul serio. 
Comincio a leggere e sorrido e m'appassiono e a un certo punto capisco che questo libro non è solo la fonte plausibile per l'analisi della madre di tutti i razzismi, di tutte le pretese coloniali di due secoli appena trascorsi. Questo libro ha qualcosa di potentemente letterario che lo slancia oltre. Il problema non sono gli uomini neri ma gli uomini e basta. Arriva il missionario, poi il giornalista democratico, poi la signorina, poi lo scienziato pazzo, una galleria di tipologie umane degna di un film di Romero. E il giudizio è implacabile. L'umanità non passa la prova e Sanders è a mezzo tra un uomo di spirito e un pezzo di merda. Un libro che è una riflessione sulla solitudine e nella jungla si aggirano i Leopardi. E mi ricordo che Wallace a un certo punto della sua vita ha scritto anche delle sceneggiature di successo. King Kong su tutte. La scimmia è meglio dell'uomo. La scimmia è l'uomo. La scimmia è sola.
Recentemente ho parlato con delle persone che sono andate a fare trekking sul Kilimangiaro. Per ogni bianco ci sono tre neri di media. Ogni sera tiu allestiscono la cena con i viveri alla occidentale che si camallano per dieci giorni. Pollo fritto, frutta sciroppata. Portano pentole e piatti e sono a piedi nudi. Portano un letto vero. Le persone con cui ho parlato si sentivano comunque moralmente al sicuro perchè gli americani che li precedevano si facevano montare un bagno con doccia ogni volta che a uno scappava la cacca. Alla fine dell'avventura puoi regalare le magliette sudate ai portatori. Le scarpe no, che quello è il ricordo della tua fatica. Sanders m'è sembrato una brava persona.




http://www.youtube.com/watch?v=9ePXMYq5Xjg

1 commento:

  1. Ciao, Ho comprato un paio di anni fuesto libro sotto i portici di piazza Statuto a Torino, mi ha subito attratto e dopo averlo letto ho comprato quasi tutta la collana africana trovata sparsa qua e la'..fantastico. Ciao
    Paolo

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