sabato 24 settembre 2011

la vita ha la strada segnata e anche il bufalo





il viaggio di questa volta è scivolato via come un flusso di coscienza, come un guizzo di coscia, come un sorriso dal finestrino e una maledizione dal buio. in macchina ho tutto quello che mi serve per i tre giorni di strada che ho davanti. quarantasei anni nomadi m'hanno insegnato a sottrarre. e ora, per partire, mi basta una giacca con parecchie tasche nel sedile posteriore, una maglietta e una mutanda e mezzo sapone nello zaino insieme al computer e alla macchina fotografica e la vecchia leatherman consumata e penne stilo e quaderni e le carammelle alle erbe che compro in una piccolissima bottega di Brà. scarpe robuste e jeans d'abitudine e son pronto. Stavolta parto e tra una cosa e l'altra mi mangio millecinquecento chilometri in quaran'otto ore. praticamente sempre in macchina se si esclude un documentario che gireremo venerdi mattina al Maxxi a Roma. vado. Volo. scorta di musica e bottiglia d'acqua. ascolto la registrazione dal vivo di Lino Straulino, il portentoso Lino Straulino che a goderselo tutto ci vorrebbe il privilegio concesso a ognuno di una serata a tavola con lui e una chitarra e se vi dice culo anche il banjo asei corde costruito dl liutaio Catania per gli italiani che cercavano di misuarsi con la tradizione sonora d'oltreoceano ma che potevano farlo grazie a quello strumento continuando a suonare come se avessero avuto nelle mani una chitarra, una familiare chitarra. Devo scrivere qualche pagina su Lino e ascolto e raccolgo le idee e altre me ne vengono e passano da un autogrill all'altro e le pagine migliori come al solito le immagino e le perdo alle piazzole di sosta. Pisciando sull'asfalto smangiato del bordo della strada. Lino Straulino è una colonna sonora perfetta e alla fine di questo viaggio canteremo in coro io e lui a voce spiegata e a finestrini spalancati al tramonto che arriva. Sul sedile dietro c'è Sciumi, il cane mio Sciumi. La notte ci fermiamo in un uliveto e camminiamo e respiriamo quell'aria lì che mangia la stanchezza, ce secca la tristezza. Io e Sciumi insieme siamo perfettissimi e quando tocca ripartire lui mi fa un fischio e io salto in macchina.
All'alba, sul raccordo arrivo in planata e devo arrivare a Fiumicino a recuperare Massimiliano. sono in largo anticipo e me la prendo comoda. Ascolto Howlin' Wolf. Poi le macchine cominciano ad accatastarsi, a incolonnarsi colla tosse dei motori al mattino. Penso che sono sul raccordo ed è normale. Normale un cazzo. Si sono incartati tra loro, accartocciati e c'è un corpo in terra e sangue, un sacco di fottuto sangue in terra. arrivo a Fiumicino con due ore di ritardo e quindi quasi in orario. Arrivo a fiumicino che ancora faccio i conti col tempo e col tempo che finisce e con quel morto lì per terra. Arrivo a Fiumicino che è già tempo di ripartire. poi sarà un altro correre e altre mete e mille parole e Sciumi mangerà la migliore amatriciana della sua vita. la mangerò anche io e ci strizzeremo reciprocamente l'occhio più chiaro che entrambi ci portiamo addosso per un'attenzione monoculare alla vita che con l'altro occhio inseguiamo i sogni nostri. e guardiamo i morti in terra.

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