mercoledì 14 novembre 2012

una mattina mi son svegliato




Oggi, ti piacerebbe forse, ma non ne sono sicuro davvero. La gente sta scendendo in strada. Forse ti scapperà un sorriso e penserai che le persone oggi fanno le cose per essere come la televisione, come le fotografie, come il cinema e un po’ è anche colpa nostra se le urla arrivano così silenziose. Oggi sta succedendo qualcosa e quindi già me lo immagino che dirai che non succede nulla. Non è vero. Succede per esempio che tu stai morendo o sei già morto da qualche parte e da qui in poi non sei mai esistito. Capita che non ho idea del tuo reale dolore, mica una cosa morale ma piuttosto una maledetta morsa nella carne, che provo a confrontare con la mia esperienza vaga mordendomi la carne dentro le guance. Inciampo nel tuo ricordo e questo davvero mi infastidisce, che preferirei caderti addosso sul serio e bestemmiare l’ingombro del mio corpo goffo e delle tue ossa sottili. Che beffa che la mia ossessione per la memoria debba misurarsi con l’indisposizione verso il ricordo ma è di più, lo so che lo sai, è proprio che il ricordo in questo caso è un tabarro che abbiamo imparato a far indossare alla vita quando non regala altre possibilità. Stanno gridando ora nelle piazze e l’asfalto fa spazio agli schizzi di sangue che hanno già prenotato il posto loro sulla strada del successo. Il problema è tutto lì, nel successo che non è inteso come la possibilità di un bel rifulgere in seno al tessuto sociale ma piuttosto come quello che è già capitato, già accaduto. Inchiodati alla storia senza ragione di diventare più memoria, diresti tu solo guardandomi, che le parole, le benedette parole sono danno e dannazione di questo tuo respiro. Chissà se adesso c’è ancora il tuo respiro, ora intendo. Non ci sei voluto stare al gioco del compianto sul povero cristo morto, troppa iconografia scontata in saldo. Mi adeguo e non ho notizie ma stamattina, mentre spiego a mio figlio cos’è uno sciopero, ti sento morire di quella morte che si dimenticò di raccoglierti in montagna tanti anni prima. Aggrappato a un mitra scarico. Cazzo, non ci sarai più. Se qualcuno verrà a dirmi che ancora vivi nelle nostre scelte e nei nostri sorrisi, dovrà sapersi allontanare in tempo. Balle, stai morendo o sei già morto. Maledetto bastardo. E le genti che passeranno… passeranno appunto. Ognuno faccia la parte sua, questo certo che me lo devo ricordare. La tua faccia, quell'odore dei giorni in chiusura sono una cosa personale che non posso rischiare di perdere con l'azzardo dell'immaginario condiviso. Ora devo andare. In strada.

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