martedì 10 gennaio 2012

Svuotare il pappagallo




E sono al bar. Il cane sotto il tavolo. La tazza del caffè, ormai vuota, ormeggiata a bordo giornale giusto per attestare il mio diritto di cliente. Tutt’attorno la solita gente di quell’ora lì che non è il mio bar d’abitudine ma il più vicino a casa e ogni tanto mi fermo lì tornando dal giro del mattino con il cane e prendo un caffè e a volte un cannolo alla crema marsala. Fa freddo, ho poche ore di sonno sulle spalle e il raffreddore che mi rende poco trattabile per cui mi infilo lì dentro per non rischiare parole che m’uscirebbero davvero di peso. Ieri sono andato all’università per l’ultimo giro di esami della mia vita. Non insegnerò mai più lì dentro e questa cosa mi solleva parecchio, che ormai mi sembrava di far lezione con la stessa coscienza pulita di certi venditori di auto usate che abbassano i chilometri e sorridono a comando. Ma non è di questo che volevo raccontare. Dicevo che sono andato in facoltà che è in centro e ci sono andato per forza in moto che il parcheggio lì è impresa titanica riportando a casa un bel raffreddore. Io con il raffreddore son simpatico come un’ape assassina nelle mutande. Baffino che è il barista mi lascia lì, da parte. E’ uno di cui ci si può fidare. Accanto a me le macchinette del video poker vanno già a mille e quasi fuori è ancora buio. Un vecchio sta seduto al tavolo di fronte. Guarda fisso il cane o forse gli piacciono le mie vecchie scarpe. O forse si domanda cos’è quell’alone verde sulla punta della scarpa destra ma non è che posso mettermi a spiegare la storia del fumogeno preso a calci. Né a lui né a altri. Mettiamoci il cuore in pace. Il vecchio ha un cappello blu da marinaio, di quelli con la visiera e il cordoncino. Occhiali da vista con la montatura dorata a goccia. Enormi lenti giallastre. Occhi cisposi. Una giacca verde di velluto a coste, tipo cacciatore. La sciarpa della Juve e ancora grazie che Baffino gli ha portato il caffè tollerandolo che lì son tutti del Toro. Baffino ha un toro tatuato sul bicipite ma oggi è inverno e si va di felpa. Siamo in parecchi lì dentro con la felpa col cappuccio. Le svendite di Decathlon hanno colpito nel segno. Il vecchio continua a guardare sotto il mio tavolo e ora è chiaro che fissa il cane. Non credo possa rompere i coglioni per il cane nell’esercizio pubblico perché fino a novembre legato al termosifone c’era il dogo di Baffino. Poi è morto per un boccone avvelenato raccattato al parco. Questa città è una giungla. Il vecchio a voce alta, a trombone, che il bar è quello che è come spazio e va tutto in risonanza. “Amme mi piace gli animal ma come si fa a tenerlo che io ho settantadue anni e se prendo un cane quello campa più di me” “Se lo sposi gli lasci la pensione” gli risponde una che la trovo sempre lì con la giacca fosforescente e il furgonetto della monnezza elettrico e ecologico parcheggiato fuori. Tutti ridono. Lui manco la guarda. Parla a me. Ai miei piedi almeno. Il cane accenna un ringhio basso di circostanza. Nulla di significativo ma prova tu a startene sotto il tavolo con un vecchio che ti fissa e parla a trombone. Riprende. “Ce li ho sempre avuti animal, cane, gatte, pesci, coccodrillo, tutte quante”. Gli altri intuiscono il numero d’acrobazia narrativa e smettono di interrompere che siamo tutti professionisti di barismo. Ridacchiano e si danno di gomito. Quello al video poker fissa il monitor e schiaccia il tasto col dito meccanicamente. E’ morto da un pezzo. “Tenevo certi pesci che li ho presi alle giostre a pallina e son fatti grandi come capitoni e li ho buttati nella Dora che a casa non c’era più posto. I cani ne ho avuti tanti che non me lo ricordo ma l’animale che più di tutti è incredibble” ora lavora sulla tensione affabulatoria e ha alzato lo sguardo e mi parla direttamente e pianta una pausa che è tensione scenica pura “è il pappagallo cenerino. Quello è un uccello inteliggentissimo che lo aveva comprato uno del palazzo che poi se n’è andato di nuovo giù al paese con la pensione e me l’ha domandato se lo volevo che io andavo sempr a veterlo nel terrazzo perché gli scienziati hanno pesato il suo modo di capire e il pappagallo a razza cenerino è più intelligente dell’uomo anche se è scienziato e infatti quando lo misuravano di intelligenza era lui che gli spiegava a quelli come dovevano fare”. Qualcuno ride girandosi dall’altra parte ma al vecchio interessa solo la mia di attenzione. Capita spesso così. Prendete una piazza gremita di gente. Arriva un pazzo sbraitando e io sto seduto all’estremo opposto. Quello è sicuro che fende la folla e viene da me. “Questo pappagallo parla più di noi e dopo che stava a casa un po’ si è studiato come andava la faccenda da noi e si è convinto di innammorarsi con mia moglie. Amme mi beccheva e soffiava come fanno le oche se andavo a vicino ma a mia moglie devi vedere come ci faceva tutte le moine e prendi la fettina di mela e prendi il petto di pollo”. Quando dice petto di pollo gli occhi si sbarrano ma l’esperienza ci dice che non si deve mai fare dibattito. “All’inizio ridevamo ma poi venivano a casa le persone e questo fatto che il pappagallo faceva innamorato a mia moglie tutti lo dicevano e ridevano e poi qualcuno stupid comincia a dire che a mia moglie gli fa piacere avere l’uccello tutto lei e cose di stupidi che a me non mi importa ma tutti ridono e nel palazzo e in giro e mia moglie fa la stupida più di loro che ci fa vedere a tutti che lo da a mangiare la mela dalla bocca e io gli dico non fare schifo così che poi la gente a te ti ride con gentilezza ma fuori ti schifa. A un certo punto al pappagallo che si chiamava Santokan tutti lo chiamavano Porcobello che qualche spupido del palazzo gli era venuta l’idea di prendere ancora in giro.Insomma a me alla fine questo pappagallo coll’intelligenza sua mi odiavo a vederlo e i pappagalli dice che campano più di un prete e quinti io me lo trovavo tutta la vita e pure i miei nipoti. L’inverno gli ho tenuto sempre la finestra aperta alle spalle e poi chiudevo e mettevo vicino al termosifone e non so com’è stato ma lui è morto però pure io ho avuto problemi a una spalla di reumatismi per via che stavo sempre a aprire e chiudere. A me gli animali mi piacciono ma qualcuno è troppo particolare. Almeno il cane lui ti lecca la mano e basta”. Scoppiano tutti a ridere. Pensano tutti alla moglie e a un frenetico barboncino. Ne sono sicuro. Si alza paga e va via.

Nessun commento:

Posta un commento