martedì 17 gennaio 2012

crisi di rigettone




"Anche l'abito fa il monaco; la blusa nera e i calzoni d'oltreoceano costituiscono una specie di immunizzazione morale di quell'esercito di gaglioffi"
Con queste parole il ministro di Grazia e Giustizia Guido Gonella tuona dalle pagine della rivista Oggi del 17 settembre 1959. Promotore di una legge mai approvata contro il teppismo Gonella si fa portavoce di una diffusa inquietudine che trova conferme nelle sale cinematografiche dove si proiettano film com Gioventù bruciata e Il selvaggio. Nelle librerie circolano volumi  pseudo sociologici come Giovani al doppio gin. Sulle pagine dei giornali frequenti titoli segnalano con allarme che la situazione sta tragicamente degenerando. Il Messaggero del 27 maggio 1959 ai lettori sgomenti propone il seguente titolo: Aggredisce per strada una signora tentando di strapparle le vesti poi va a giocare a flipper. Il bravo cittadino, padre di famiglia, legge queste cronache recandosi al lavoro con il tram. "Mi chiedo, di questo passo, dove andremo a finire" mormora mentre attorno a lui altri scuotono la testa. E, ancora, destano preoccupazione le canzoni diffuse dagli infernali juke-box, antenati commerciali degli store on line dei nostri giorni, che consentono l'ascolto di brani grazie alla moneta che si inseriva nell'apposita fessura. Cantanti stranieri, presto imitati anche dalle nostre nuove leve canore,  con i loro brani si contrappongono alla consolidata linea melodica della canzone tradizionale. I testi poi, almeno quelli in italiano, sembrano un oltraggio sistematico alla morale. Una provocazione continua proposta lì a bella posta agli adulti che passano davanti a quei juke box con la fretta che quei giorni di esplosione della produzione e del mercato impongono. Siamo in pieno Boom economico, a metà tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, e l'Italia è ai vertici dei mercati internazionali. La produzione di elettrodomestici, l'industria automobilistica, il settore del petrolchimico e delle materie plastiche sono alcuni dei settori che decretano il successo italiano nel mondo. Tra il 1959 e il 1963, mentre nell'aria suonano i juke box, si quintuplica la produzione di autoveicoli. Nello stesso periodo un milione e mezzo di frigoriferi prodotti e 634.000 televisori ci raccontano che oltre alla produzione sono di certo aumentati i consumi. A partire dagli anni Cinquanta i consumi vengono pilotati su specifiche categorie che, fino a quel momento, si può dire non fossero riconoscibili nel tessuto sociale. Le casalinghe sono le destinatarie di elettrodomestici e alimentari di produzione industriale, ma anche di riviste e cataloghi a loro espressamente dedicati. Attorno ai bambini si costruisce un fiorente mercato di articoli per l'infanzia, giocattoli, alimenti e manualistica riferita ai temi dell'educazione e dello sviluppo. La novità sono però i giovani. Fino alla seconda guerra mondiale l'individuo era destinato sostanzialmente a dividere la sua esistenza in due fasi: il mondo dell'infanzia e quello degli adulti. A volte la prima fase era decisamente e drammaticamente ridotta per lasciare subito spazio al mondo del lavoro. I giovani si collocano dunque in una sorta di terra di mezzo tra queste due fasi temporali dell'esistenza. Si tratta di una realtà fortemente connotata e caratterizzata da una contrapposizione al mondo degli adulti e quindi alla tradizione. I giovani europei e americani parlano, vestono,  pensano in antitesi agli adulti. Scelgono canzoni e libri a loro espressamente riferiti, addirittura acquisiscono abitudini alimentari nuove. I primi capelloni, emuli degli idoli del cinema e della musica, cominciano a girare per le strade italiane. Sono figli anche della politica di quei giorni. Gli americani dopo la seconda guerra mondiale elaborano con il piano Marshall un sistema di distribuzione di aiuti che consenta agli stati europei la ripresa economica postbellica. Tra gli accordi di questo piano c’è l’impegno italiano a doppiare e diffondere  pellicole americane nelle sale del paese. Si diffonde così un mito in cui elementi come i jeans, i calzoni d’oltreoceano contro cui inveisce il ministro Gonella, o la gomma da masticare diventano simboli della modernità e della moda giovanile. Alberto Sordi racconta questa suggestione filmica e i risultati grotteschi che esercita sui govani dell’epoca nel celebre Un americano a Roma ma, con intenzioni più serie e con esiti altrettanto grotteschi, si alternano in parlamento gli interventi che demonizzano questi nuovi costumi. Ma è solo l’inizio. La distanza tra giovani e adulti è ormai un dato di fatto, riproposto a ogni salto generazionale, da nuovi linguaggi, nuove abitudini e nuovi eroi. Fino ai nostri giorni dove il mercato del lavoro carico di incertezza costringe le persone a rimanere giovani, dipendenti dalla famiglia e adattati alla precarietà di lavori a tempo determinato, oltre ogni lecita speranza.

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