giovedì 4 aprile 2013

Un PEZ alla volta




Non sono sicuro che le caramelle PEZ siano nell'immaginario condiviso degli italiani. Per certo sono uno dei cardini della memoria dei bambini friulani nati negli anni Sessanta, che andavano con la famiglia a comprare la carne e a fare il pieno di benzina in Yugoslavia, Yugo e basta si diceva noi, che all'epoca era tutto uno stato governato col ringhio di Tito. Insomma arrivavi a Caporetto, Kobarid dicono dall'altra parte, e mentre tuo padre faceva la fila per la benzina e tua madre comprava il girello dal macellaio, tu andavi al supermercato e compravi le gelatine all'arancia e al limone fatte a forma di agrume e cariche di zucchero, confezionate in scatole senza scritte e imballate alla brutta, che erano una cosa buonissima e davvero d'oltrecortina. Quelle gelatine lì non le ho più trovate e non penso che le abbiano tolte dagli scaffali perchè poco consone con le normative visto che ancora ieri nelle vetrine dei supermercati sloveni c'era il Rosso Antico, che da noi è fuori legge da qualche decina di anni e se l'hanno messo al bando qui doveva essere davvero micidiale, considerato che a Seveso fino all'ultimo ci siamo raccontati che c'era una bell'aria frizzantina. Comunque da piccoli ce la giravamo per i supermercati della Yugo a un respiro dal confine e non c'era tutta 'sta scelta, anzi. C'era un Vov con le scritte in cirillico, magari non era nemmeno Vov, e non chiedetemi perchè ma, se stavamo buoni la sera, a me e mio fratello ce ne davano un bicchierino. Poi dice che in Friuli c'è la piaga dell'alcolismo. Altro non c'era sugli scaffali. Biscotti al cocco, budini alla fragola, vigliacco se li trovavi in Italia a quel gusto lì e poi si andava alla cassa stringendo nelle mani piccole un pugno di dinari. Già, era lì alla cassa che restavi paralizzato davanti all'espositore delle PEZ. Si trattava di aggeggi di plastica parecchio simili, uguali direi anche per concezione tecnologica, al caricatore di una pistola. In cima avevano la testa di un personaggio, e si spaziava dalla banda di Topolino e Paperino per giungere a Hanna e Barbera, passando da buffi spaziali e streghe e mostri. Tu spingevi all'indietro la testa, come a sgozzare il personaggio, e si apriva il caricatore e ci infilavi, proprio come faresti con una Beretta o una Browning, delle caramelle proiettile che si impilavano una sull'altra premendo su un aggeggio a molla. Davvero educativo come gesto, da lì a fare una strage a scuola c'era solo la distanza incolmabile dettata dal costo alto delle pistole vere, ma tu potevi ben dire, dopo aver caricato cinque o sei PEZ, di essere pronto a prendere la strada del bosco e a darti alla clandestina lotta. Del resto quelli erano gli anni della guerra fredda e quel confine lì era pesantissimo da questo punto di vista e l'aria di tensione internazionale riverberava nei nostri giochi ambientati nello spazio e sulla luna, cresciuti nella suggestione di quella gara a chi aveva il missile più lungo, che vedeva confrontarsi i due blocchi. Ma la malaeducazione che scaturiva dall'utilizzo delle PEZ non si limitava alla dimestichezza che acquisivi nell'eventuale uso di armi da fuoco. Ogni volta che ne prendevi una o la offrivi, era figo offrirle generando stupore anche se ce le avevano tutti e a stupirsi non c'era nessuno, il gesto era quello dell'accendino. Enfatizzavi il gesto degli adulti, che all'epoca fumavano anche quelli nel polmone d'acciaio e per anni ho creduto che certi film fossero stati girati nella nebbia perchè al cinema si generava una cortina spessa che rendeva oniriche le storie magre proposte sullo schermo dei cinema di terza visione. Ma torniamo alle PEZ. Tiravi indietro la testa del personaggio e lui, a spalancagola, offriva la caramella proiettile, che si generava direttamente dalle sue viscere. Bellissimo. Poi potevi comprarti le ricariche ma il gusto vero era conquistare il personaggio nuovo. In auto ho sempre con me un caricatore di PEZ pronto all'emergenza. Sempre carico. Gusto fragola.
Venerdì stavo andando in Francia da strade secondarie. Sul passo del San Bernardino, tra Piemonte e Liguria, proprio in cima, con le pale eoliche che risvegliano il Quixote che è in me, c'è un albergo abbandonato. La suggestione filmica e l'idiozia militante che mi caratterizzano m'hanno spinto a curiosare dentro quelle stanze. C'era una soglia di marmo coperta di ghiaccio e ho fatto un volo da bell'arte circense. Cadendo la mano se ficcata in un tronco marcio e mi sono ritrovato con il dito medio della sinistra totalmente disarticolato e deciso a rimanere in una posizione davvero buffa e fuori dall'ordinario. Il resto della tribù rideva a tenersi la pancia e mi sono steccato con un ramo, come una giovane marmotta terminale. Ridevo anche io, fino alle lacrime. La sera ci siamo fermati a dormire in Liguria a Cisano dove mi sento di segnalarvi il Bar sport che non è un bar ma una clamorosa trattoria dove vado a mangiare spesso. La mattina, mentre mi rifacevo la stecca al dito medio, che persisteva nella sua posizione contro ogni logica anatomica, m'è venuta l'illuminazione e al posto dell'ennesimo ramo ho usato il caricatore delle PEZ. Me ne sono andato in giro per la Costa Azzurra con una sorta di braccio bionico che dal dito medio, sovrastato dalla testa di Pippo, mio personaggio totemico, distribuiva caramelle. Sono belle soddisfazioni. Poi dopo cinque giorni sono andato all'ospedale a Torino e ora ne ho per una cinquantina di giorni e pregare che vada bene e mi sono fatto pure coprire di insulti da medici e paramedici. Però è noto che io tengo più al mio pubblico che alle mie dita. Per male che vada mi toglieranno un PEZ.   







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