Non sono sicuro che le caramelle PEZ
siano nell'immaginario condiviso degli italiani. Per certo sono uno
dei cardini della memoria dei bambini friulani nati negli anni
Sessanta, che andavano con la famiglia a comprare la carne e a fare
il pieno di benzina in Yugoslavia, Yugo e basta si diceva noi, che
all'epoca era tutto uno stato governato col ringhio di Tito. Insomma
arrivavi a Caporetto, Kobarid dicono dall'altra parte, e mentre tuo
padre faceva la fila per la benzina e tua madre comprava il girello
dal macellaio, tu andavi al supermercato e compravi le gelatine
all'arancia e al limone fatte a forma di agrume e cariche di
zucchero, confezionate in scatole senza scritte e imballate alla
brutta, che erano una cosa buonissima e davvero d'oltrecortina. Quelle
gelatine lì non le ho più trovate e non penso che le abbiano tolte
dagli scaffali perchè poco consone con le normative visto che ancora
ieri nelle vetrine dei supermercati sloveni c'era il Rosso Antico,
che da noi è fuori legge da qualche decina di anni e se l'hanno
messo al bando qui doveva essere davvero micidiale, considerato che a
Seveso fino all'ultimo ci siamo raccontati che c'era una bell'aria
frizzantina. Comunque da piccoli ce la giravamo per i supermercati
della Yugo a un respiro dal confine e non c'era tutta 'sta scelta,
anzi. C'era un Vov con le scritte in cirillico, magari non era nemmeno
Vov, e non chiedetemi perchè ma, se stavamo buoni la sera, a me e mio
fratello ce ne davano un bicchierino. Poi dice che in Friuli c'è la
piaga dell'alcolismo. Altro non c'era sugli scaffali. Biscotti al
cocco, budini alla fragola, vigliacco se li trovavi in Italia a quel
gusto lì e poi si andava alla cassa stringendo nelle mani piccole un
pugno di dinari. Già, era lì alla cassa che restavi paralizzato
davanti all'espositore delle PEZ. Si trattava di aggeggi di plastica
parecchio simili, uguali direi anche per concezione tecnologica, al
caricatore di una pistola. In cima avevano la testa di un
personaggio, e si spaziava dalla banda di Topolino e Paperino per giungere a Hanna e Barbera, passando da buffi spaziali e streghe e
mostri. Tu spingevi all'indietro la testa, come a sgozzare il
personaggio, e si apriva il caricatore e ci infilavi, proprio come
faresti con una Beretta o una Browning, delle caramelle proiettile
che si impilavano una sull'altra premendo su un aggeggio a molla.
Davvero educativo come gesto, da lì a fare una strage a scuola c'era
solo la distanza incolmabile dettata dal costo alto delle pistole
vere, ma tu potevi ben dire, dopo aver caricato cinque o sei PEZ, di
essere pronto a prendere la strada del bosco e a darti alla
clandestina lotta. Del resto quelli erano gli anni della guerra
fredda e quel confine lì era pesantissimo da questo punto di vista e
l'aria di tensione internazionale riverberava nei nostri giochi
ambientati nello spazio e sulla luna, cresciuti nella suggestione di
quella gara a chi aveva il missile più lungo, che vedeva confrontarsi
i due blocchi. Ma la malaeducazione che scaturiva dall'utilizzo delle
PEZ non si limitava alla dimestichezza che acquisivi nell'eventuale
uso di armi da fuoco. Ogni volta che ne prendevi una o la offrivi,
era figo offrirle generando stupore anche se ce le avevano tutti e a
stupirsi non c'era nessuno, il gesto era quello dell'accendino.
Enfatizzavi il gesto degli adulti, che all'epoca fumavano anche
quelli nel polmone d'acciaio e per anni ho creduto che certi film
fossero stati girati nella nebbia perchè al cinema si generava una
cortina spessa che rendeva oniriche le storie magre proposte sullo schermo dei cinema di terza visione.
Ma torniamo alle PEZ. Tiravi indietro la testa del personaggio e lui,
a spalancagola, offriva la caramella proiettile, che si generava
direttamente dalle sue viscere. Bellissimo. Poi potevi comprarti le
ricariche ma il gusto vero era conquistare il personaggio nuovo. In
auto ho sempre con me un caricatore di PEZ pronto all'emergenza.
Sempre carico. Gusto fragola.
Venerdì stavo andando in Francia da
strade secondarie. Sul passo del San Bernardino, tra Piemonte e
Liguria, proprio in cima, con le pale eoliche che risvegliano il
Quixote che è in me, c'è un albergo abbandonato. La suggestione
filmica e l'idiozia militante che mi caratterizzano m'hanno spinto a
curiosare dentro quelle stanze. C'era una soglia di marmo coperta di
ghiaccio e ho fatto un volo da bell'arte circense. Cadendo la mano se
ficcata in un tronco marcio e mi sono ritrovato con il dito medio
della sinistra totalmente disarticolato e deciso a rimanere in una
posizione davvero buffa e fuori dall'ordinario. Il resto della tribù
rideva a tenersi la pancia e mi sono steccato con un ramo, come una
giovane marmotta terminale. Ridevo anche io, fino alle lacrime. La
sera ci siamo fermati a dormire in Liguria a Cisano dove mi sento di
segnalarvi il Bar sport che non è un bar ma una clamorosa
trattoria dove vado a mangiare spesso. La mattina, mentre mi rifacevo
la stecca al dito medio, che persisteva nella sua posizione contro
ogni logica anatomica, m'è venuta l'illuminazione e al posto
dell'ennesimo ramo ho usato il caricatore delle PEZ. Me ne sono
andato in giro per la Costa Azzurra con una sorta di braccio bionico
che dal dito medio, sovrastato dalla testa di Pippo, mio personaggio
totemico, distribuiva caramelle. Sono belle soddisfazioni. Poi dopo
cinque giorni sono andato all'ospedale a Torino e ora ne ho per una
cinquantina di giorni e pregare che vada bene e mi sono fatto pure
coprire di insulti da medici e paramedici. Però è noto che io tengo
più al mio pubblico che alle mie dita. Per male che vada mi
toglieranno un PEZ.
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