mercoledì 1 ottobre 2014

Tango figurato del disdoro. Figura 3

le dieci figure di merda che ti hanno segnato nella vita


numero 3


Siamo al campeggio. Tendina striminzita, mica l'igloo così in voga ora, che ci sono anche quelli che li lanci in aria in forma di pizzettoni plasticosi e sull'erba rugiadosa ricade una tenda tutta montata tre camere e cucina, riscaldamento autonomo e posto auto coperto. La nostra era ancora la cosiddetta "canadese", che vai a sapere se in Canada la chiamano così, ma che sostanzialmente consta di due paletti e un triangolo di telo a formare una cuccia instabile e poco accogliente. Di buono c'è che dormire in quel budello ti farà trovare preparato quando ti seppelliranno vivo per quei maledetti casi di morte apparente e passerai delle ore nella bara a fare i conti con l'ossigeno che viene meno. Eravamo arrivati a quel campeggio in riva al mare, parecchio a sud, senza nemmeno sapere come. Non ci interessava più di tanto. Ci spostavamo per la penisola come capitava e con mezzi di fortuna e quando un posto ci piaceva piantavamo la tenda. Non avevamo molto altro come attrezzatura da campeggio, neppure i sacchi a pelo ma era estate e si dormiva sotto le stelle in spiaggia spesso e ogni occasione minima dava il via a un tripudio inarrestabile dei sensi.
In quel campeggio c'era una numerosa famiglia che a pranzo si dedicava al cibo con mostruosa passione e ogni giorno era un combattimento all'ultima teglia. Poi i maschi adulti del branco prendevano le sdraio e si mettevano all'ombra dell'albero vicino alla nostra tenda. Noi, come ho anticipato, ci dedicavamo con quella passione che ha condizionato tutta la mia vita, impedendomi di diventare ricco e famoso perchè, troppo spesso vinto dal viluppo sfrenato delle lenzuola, non sono riuscito a cogliere le occasioni migliori a livello professionale e commerciale. Ma non ho nulla da rimpiangere e morirò felice. Sta di fatto che questi qui si piazzavano a ridosso del nostro nido d'amore e dopo un poco si alzavano sbuffando e dicendo cose tipo "stann affà semp chest" nel caso più blando. Le donne ridacchiavano ma i maschi questa cosa del tramestio carnale che giungeva dalla canadese nostra non lo reggevano proprio. Noi ne ridevamo. Vorrei che si apprezzasse lo sforzo che sto facendo per raccontare questo episodio senza diventare bassamente volgare. Non sono certo di arrivare in fondo in piena salute perchè lo sforzo è degno dei campioni di apnea.
Una mattina mi sveglio e vado al bar e compro mezzo litro di latte e i Ringo. Nel tentativo di imbastire una magica colazione d'amore sull'erba zellosa davanti alla tenda, la mia amica strappa il cartone del latte coi denti e ci rimette l'angolo di un incisivo. Nulla che pregiudichi la sua bellezza ma un incidente che genera un certo scompiglio accompagnato da invocazioni a santi che testimoniano della nostra buona fede. Alla fine la prendiamo a ridere e ce ne andiamo in spiaggia. Il pomeriggio, nella frescura degli alberi che agevola il rilassamento postprandiale, ci ritroviamo a rinnovare il patto di carne e amore che ci lega in quella torrida stagione canaglia (sono mica sicuro di poter continuare così) e lasciamo che la nostra passione corra tra le curve dei nostri corpi fino a rischiare un azzardo in testacoda (se non capite poi vi faccio i disegni). In quella golosa voluttà a un tratto provo una sensazione strana, qualcosa di simile a un'affettatrice Berkel intenta a ricavare fettine sottilissime da un pezzo di lardo di Colonnata. ZIIING. Restiamo sospesi nel gesto, una sorta di unduetrestella erotico. Poi lei dice "Cazzo" ed è effettivamente estremamente pertinente. Lo spigolo spezzato dell'incisivo, come affilatissima selce neolitica (sento che non reggo oltre con l'approccio scientifico divulgativo) ha reciso il frenulo con un taglio chirurgico e spietato. La zona, non ciedetemi di entrare nello specifico dei corpi cavernosi e affini, è fortemente irrorata e comunque io son laureato in materia umanistica e vorrei essere sollevato da ulteriore approfondimento, limitandomi a dire che nel giro di poco devo constatare che l'effetto è quello di una coltellata ben assestata all'addome. E parlo proprio dall'effetto filmico splatter in cui riesco a produrmi nella nostra bella intimità da campeggio. Esco dalla tenda e corro verso i bagni cercando di arrestare quella tremenda emorragia e già mi vedo morto dissanguato davanti alla roulotte dei panzoni che potranno così cogliere la loro bella rivincita. Raggiungo i bagni alla fine, che devo provare a metterlo sotto l'acqua fredda. Così mi continuo a ripetere. Corro con una mano ficcata nel costume che mi sono reinfilato al contrario. Corro come una gazzella ferita che va a morire da sola in un angolo della savanoa. Corro come il peggiore dei cretini al campeggio d'estate, balzando fuori da una canadese. Per inciso (mi pesa dire per inciso pensando al mio povero frenulo ma lo faccio per maggior chiarezza del pubblico da casa) nella repentina mossa verso i bagni tiro giù il paletto e lascio lei sotto le macerie della nostra magra attrezzatura da campeggio. Arrivo al lavabo e lo sapete come sono posizionati quegli affari lì nei campeggi. Lunghe teorie di sanitari per consentire bella comunanza ai campeggiatori che si lavano uno di fianco all'altro. Non me ne fotte niente, è nella mia natura, di quelli che possono arrivare. Il bagno è vuoto e io faccio partire l'acqua a palla e cerco di lenire la tragica ferita. Presto il lavandino diventa un set di un B movie splatter davvero agghiacciante. E poi entra lui. Non lo sento arrivare, son tutto preso a guardare i miei attrezzi d'amore con giustificata preoccupazione. E quello mi balza alle spalle e mi cinge con le braccia a cintura, come in una mossa di lotta e mi grida "Che cazzo fai... fermati... fermati...". Io ci metto quei secondi che ci metterebbe chiunque a decidere di mollare la presa dal coso e cercare di reagire. Ci metto quell' esitazione che ti prende quando pensi "ora lo lascio e cade a terra e addio vita". Però alla fine reagisco e non sono proprio un osso facile da rosicchiare e vado indietro contro il muro e di peso e lo scamazzo sulla parete e mi giro entrandogli con un gomito sul petto. Siamo faccia a faccia "Che cazzo vuoi" ringhio con una mano mia sulla sua gola e non smetto di pensare che sto gocciolando sui miei e sui suoi piedi. "Stai calmo..." dice lui che ha la faccia di uno a posto "Stai calmo..." continua a ripetere. "Mi sono fatto male" dico io "Cerco di fermare il sangue" "Cazzo... mi hai fatto prendere un colpo... Pensavo stessi facendo un qualche gesto folle". Sbarro gli occhi. Scoppio a ridere e quello ride con me dopo un po'. Pensava forse che mi stessi suicidando strangolandomi il prepuzio nel lavandino del campeggio. Gli chiedo scusa, mi risistemo alla meglio e la sera al bar del campeggio lo ritrovo con la sua ragazza e offro una birra. Non ci siamo mai davvero chiariti come era andata. Spero mi legga ora e abbia un quadro completo della situazione. Da allora ho perso significativamente ogni frenulo inibitore.

Nessun commento:

Posta un commento