le dieci figure di merda che ti hanno segnato nella vita
numero 3
Siamo al campeggio. Tendina striminzita, mica l'igloo così in voga ora,
che ci sono anche quelli che li lanci in aria in forma di pizzettoni
plasticosi e sull'erba rugiadosa ricade una tenda tutta montata tre
camere e cucina, riscaldamento autonomo e posto auto coperto. La nostra
era ancora la cosiddetta "canadese", che vai a sapere se in Canada la
chiamano così, ma che sostanzialmente consta di due paletti e un
triangolo di telo a formare una cuccia instabile e poco accogliente. Di
buono c'è che dormire in quel budello ti farà trovare preparato quando
ti seppelliranno vivo per quei maledetti casi di morte apparente e
passerai delle ore nella bara a fare i conti con l'ossigeno che viene
meno. Eravamo arrivati a quel campeggio in riva al mare, parecchio a
sud, senza nemmeno sapere come. Non ci interessava più di tanto. Ci
spostavamo per la penisola come capitava e con mezzi di fortuna e quando
un posto ci piaceva piantavamo la tenda. Non avevamo molto altro come
attrezzatura da campeggio, neppure i sacchi a pelo ma era estate e si
dormiva sotto le stelle in spiaggia spesso e ogni occasione minima dava
il via a un tripudio inarrestabile dei sensi.
In quel campeggio
c'era una numerosa famiglia che a pranzo si dedicava al cibo con
mostruosa passione e ogni giorno era un combattimento all'ultima teglia.
Poi i maschi adulti del branco prendevano le sdraio e si mettevano
all'ombra dell'albero vicino alla nostra tenda. Noi, come ho anticipato,
ci dedicavamo con quella passione che ha condizionato tutta la mia
vita, impedendomi di diventare ricco e famoso perchè, troppo spesso
vinto dal viluppo sfrenato delle lenzuola, non sono riuscito a cogliere
le occasioni migliori a livello professionale e commerciale. Ma non ho
nulla da rimpiangere e morirò felice. Sta di fatto che questi qui si
piazzavano a ridosso del nostro nido d'amore e dopo un poco si alzavano
sbuffando e dicendo cose tipo "stann affà semp chest" nel caso più
blando. Le donne ridacchiavano ma i maschi questa cosa del tramestio
carnale che giungeva dalla canadese nostra non lo reggevano proprio. Noi
ne ridevamo. Vorrei che si apprezzasse lo sforzo che sto facendo per
raccontare questo episodio senza diventare bassamente volgare. Non sono
certo di arrivare in fondo in piena salute perchè lo sforzo è degno dei
campioni di apnea.
Una mattina mi sveglio e vado al bar e compro
mezzo litro di latte e i Ringo. Nel tentativo di imbastire una magica
colazione d'amore sull'erba zellosa davanti alla tenda, la mia amica
strappa il cartone del latte coi denti e ci rimette l'angolo di un
incisivo. Nulla che pregiudichi la sua bellezza ma un incidente che
genera un certo scompiglio accompagnato da invocazioni a santi che
testimoniano della nostra buona fede. Alla fine la prendiamo a ridere e
ce ne andiamo in spiaggia. Il pomeriggio, nella frescura degli alberi
che agevola il rilassamento postprandiale, ci ritroviamo a rinnovare il
patto di carne e amore che ci lega in quella torrida stagione canaglia
(sono mica sicuro di poter continuare così) e lasciamo che la nostra
passione corra tra le curve dei nostri corpi fino a rischiare un azzardo
in testacoda (se non capite poi vi faccio i disegni). In quella golosa
voluttà a un tratto provo una sensazione strana, qualcosa di simile a
un'affettatrice Berkel intenta a ricavare fettine sottilissime da un
pezzo di lardo di Colonnata. ZIIING. Restiamo sospesi nel gesto, una
sorta di unduetrestella erotico. Poi lei dice "Cazzo" ed è
effettivamente estremamente pertinente. Lo spigolo spezzato
dell'incisivo, come affilatissima selce neolitica (sento che non reggo
oltre con l'approccio scientifico divulgativo) ha reciso il frenulo con
un taglio chirurgico e spietato. La zona, non ciedetemi di entrare nello
specifico dei corpi cavernosi e affini, è fortemente irrorata e
comunque io son laureato in materia umanistica e vorrei essere sollevato
da ulteriore approfondimento, limitandomi a dire che nel giro di poco
devo constatare che l'effetto è quello di una coltellata ben assestata
all'addome. E parlo proprio dall'effetto filmico splatter in cui riesco a
produrmi nella nostra bella intimità da campeggio. Esco dalla tenda e
corro verso i bagni cercando di arrestare quella tremenda emorragia e
già mi vedo morto dissanguato davanti alla roulotte dei panzoni che
potranno così cogliere la loro bella rivincita. Raggiungo i bagni alla
fine, che devo provare a metterlo sotto l'acqua fredda. Così mi continuo
a ripetere. Corro con una mano ficcata nel costume che mi sono
reinfilato al contrario. Corro come una gazzella ferita che va a morire
da sola in un angolo della savanoa. Corro come il peggiore dei cretini
al campeggio d'estate, balzando fuori da una canadese. Per inciso (mi
pesa dire per inciso pensando al mio povero frenulo ma lo faccio per
maggior chiarezza del pubblico da casa) nella repentina mossa verso i
bagni tiro giù il paletto e lascio lei sotto le macerie della nostra
magra attrezzatura da campeggio. Arrivo al lavabo e lo sapete come sono
posizionati quegli affari lì nei campeggi. Lunghe teorie di sanitari per
consentire bella comunanza ai campeggiatori che si lavano uno di fianco
all'altro. Non me ne fotte niente, è nella mia natura, di quelli che
possono arrivare. Il bagno è vuoto e io faccio partire l'acqua a palla e
cerco di lenire la tragica ferita. Presto il lavandino diventa un set
di un B movie splatter davvero agghiacciante. E poi entra lui. Non lo
sento arrivare, son tutto preso a guardare i miei attrezzi d'amore con
giustificata preoccupazione. E quello mi balza alle spalle e mi cinge
con le braccia a cintura, come in una mossa di lotta e mi grida "Che
cazzo fai... fermati... fermati...". Io ci metto quei secondi che ci
metterebbe chiunque a decidere di mollare la presa dal coso e cercare di
reagire. Ci metto quell' esitazione che ti prende quando pensi "ora lo
lascio e cade a terra e addio vita". Però alla fine reagisco e non sono
proprio un osso facile da rosicchiare e vado indietro contro il muro e
di peso e lo scamazzo sulla parete e mi giro entrandogli con un gomito
sul petto. Siamo faccia a faccia "Che cazzo vuoi" ringhio con una mano
mia sulla sua gola e non smetto di pensare che sto gocciolando sui miei e
sui suoi piedi. "Stai calmo..." dice lui che ha la faccia di uno a
posto "Stai calmo..." continua a ripetere. "Mi sono fatto male" dico io
"Cerco di fermare il sangue" "Cazzo... mi hai fatto prendere un colpo...
Pensavo stessi facendo un qualche gesto folle". Sbarro gli occhi.
Scoppio a ridere e quello ride con me dopo un po'. Pensava forse che mi
stessi suicidando strangolandomi il prepuzio nel lavandino del
campeggio. Gli chiedo scusa, mi risistemo alla meglio e la sera al bar
del campeggio lo ritrovo con la sua ragazza e offro una birra. Non ci
siamo mai davvero chiariti come era andata. Spero mi legga ora e abbia
un quadro completo della situazione. Da allora ho perso
significativamente ogni frenulo inibitore.
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