martedì 10 dicembre 2013

Sempre in equilibrio precario

Il primo incontro è stato di sabato. Arrivo qui da Udine e prima da Siena e prima da Perugia e prima da Salerno e prima ancora Udine e i mille posti che ho chiamato casa, strofinando il mio fianco fino ai tufi del sasso materano. A introdurmi nel ristretto circolo, così mi dicevano, è un amico di parenti. Raccomandato dunque. Tranquilli, in seguito scoprirò che queste selezioni erano pura forma, col turn over che c’è lì dentro non possono permettersi il lusso di rinunciare a nessuno. Però tengono alla figura e imbastiscono la scena del colloquio e magari ti fanno credere di caparti in una rosa scelta di pretendenti che anelano a lavorare lì, dalle nove alle venti con pausa pranzo, mezza giornata il sabato e domenica libera. Quasi sempre libera. Ovviamente il contratto è da prepararsi, che poi scopri che non c’è e non ci sarà mai e quelli assunti quasi sempre si sono fatti sei mesi, dico sei mesi, di stage gratuito per imparare il mestiere, comprendendo nell’apprendistato lo scendere il cane a pisciare, e l’annaffiare le piante e fare l’autista, il fattorino e il cameriere. Non mi perderò in quello che veicolano le incontrollate fonti, nel mormorio sulle bislacche abitudini del capo che forse ho intuito ma che non ho costatato. Mi limiterò a ciò che mi ha visto testimone, che di complicità proprio non si può parlare. Cerco lavoro, a fronte di libri pubblicati e foto scattate a migliaia e quintali di pagine riempite con parole mie, a volte col nome d’altri. Cerco lavoro con la libreria andata a puttane per colpa del padrone che andava a puttane. Cerco lavoro con un mio libro in classifica tra i più venduti d’Italia, secondo il quotidiano torinese per quattro settimane in dondolo tra secondo e terzo posto, superato solo dalla maga Altea. Cerco lavoro con un figlio già scelto nel catalogo e previsto per l’estate. Cerco lavoro con un libretto di lavoro che è una storia sociale da pubblicare già nei mille lire, per raccontarvi un mucchio di storie di quelli della mia età. In copia anastatica. Cerco lavoro e comincio da quella città che aveva inchiodato sul nascere il timido tentativo letterario d’esordio, però con la dovuta cortesia e non senza avermi accordato udienza, concesso significativa opportunità. Ma non era ancora il momento mio. Cerco lavoro per l’affitto e la benzina e il pane, vale a dire per alcuni tra i validi motivi che ti fanno uscire pazzo se non hai lavoro. Aggiungi poi che col tempo avevano preso tutti a dirmi che con il mio curriculum non gli sembrava giusto offrirmi una così povera possibilità e quindi mi rimandavano in mezzo alla strada, a guadagnare da bodyguard alle pornostar e come sicurezza ai megaconcerti rock, guardando a ringhio pure la chitarra di Bruce per un intero pomeriggio milanese. Cerco lavoro perché sono un coglione.

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