martedì 1 luglio 2014

fila la lama, fila i tuoi giorni

















sto bevendo il caffè al bar sotto casa. piove di un'acqua che non si aspetta, altro che benedetta. sotto il tavolo i cani mi guardano con quello sguardo di rimprovero che hanno sempre quando piove. ho la certezza che mi ritengano responsabile dei temporali e dell'erba bagnata e dei tuoni, soprattutto sciumi ogni volta che c'è un tuono fa un salto e poi mi guarda come per dire "vediamo di piantarla". sto leggendo il giornale e mangio a piccoli morsi una ciambella ricoperta di una glassa rosa che è già presagio di avvelenamento. "ora tutti voi giovani ci avete la moda di farvi il carone, la capa rasata a zero come a militare" è un vecchio sbudellato che sta seduto davanti a me e che evidentemente, visto che sono l'unico non impegnato con le macchinette mangiasoldi, mi sta parlando. il fatto che abbia detto "voi giovani" mi lascia incerto ma alzo la testa dal giornale e lo guardo. sorride. sta parlando proprio con me. "i capelli quando ero giovane io erano importanti perchè alle donne ci piaceva a vederti pettinato colla brillantina come quelli del cinema e andavi a ballare e più eri pettinato più... ci siamo capiti. poi questa cosa dei capelli era pure una sicurezza". si studia la pausa. "all'epoca tutti avevamo dei fastidi con le guardie in questa zona, eravamo dei monelli" dice proprio così "e mica potevi andare in giro con la lama in tasca tanto tranquillo che se ti conoscevano finiva sempre che ti fermavano e ti guardavano nella giacchetta e magari si tenevano due spiccioli. allora non potevi girare con un coltello e il cannone lo tenevi nascosto per quando poteva servire sul serio ma se andavi in giro per strada mica tutti erano amici che quando uno ride qualcun'altro sempre piange. insomma ci eravamo imparati a tenere un pettine d'osso in tasca, era una cosa che forse si erano imparati quando si facevano l'albergo, e tu il pettine te lo facevi lavorare di fino colla mola e lo affilavi proprio sulla schiena d'osso e devi vedere come tagliava. con niente ci facevi la faccia a uno". questa storia del pettine già la conosco ma lui pare ci tenga proprio a lasciare la sua memoria appoggiata lì, tra il giornale e le briciole della ciambella rosa. "hai capito che i capelli sono una cosa comoda che se non li hai come cazzo te ne vai in giro con un pettine in tasca? vabbè, tu hai i cani e già stai abbastanza tranquillo ma uno col pettine giusto se ne frega dei cani tuoi?". sorrido. forse potranno affettarmi con mille arnesi ma se tirano fuori un qualcosa in osso giuraci che per i cani è un lampo ridurlo in briciole. osso è la parola magica. mi rimetto a leggere il giornale.



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